Giunzione esofago-gastrica:
Descrivere i reperti patognomonici:
A coda di topo cioè lunga a margini regolari. Se i margini sono irregolari e la stenosi breve, valutare la diagnosi differenziale con neoplasia.
Apertura a scatto descrivere che in ortostasi il m.d.c. non transita, si accumula nell’esofago distale e raggiunge un “livello costante”, la cui altezza determina per pressione l’apertura del LES e transita poi tutto insieme. L’altezza del livello è sempre la stessa nel singolo paziente, ma varia da pz a pz, secondo diversi valori e toni del LES.
Lume:
Misurare nel punto di maggiore dilatazione il diametro del lume esofageo:
Non dilatato (< 3cm acalasia di I grado)
Dilatato da 3 a 5 cm (acalasia di II grado)
Dilatato da 5 a 7 cm (acalasia di III grado)
Dilatato superiore 7 cm (acalasia di IV grado)
In fase avanzata l’esofago distale dilatato si ripiega sul diaframma (esofago a calzino)
Peristalsi esofagea:
Descrivere se la peristalsi è:
– del tutto assente
– ancora presente ma inefficace perché all’arrivo dell’onda peristaltica non segue l’apertura del LES.
– addirittura aumentata (acalasia vigorosa).
Superficie mucosa:
Variando il decubito ed allontanando gli eventuali residui di ingesti alimentari è possibile descrivere l’integrità della mucosa. La stasi endolume determina esofagite e con il tempo è a rischio di neoplasia
CONCLUSIONI: L’obiettivo del medico radiologo è identificare l’acalasia di I e II grado, quando ancora l’esofago non è dilatato ed è presente solo la mancata apertura del LES all’arrivo dell’onda peristaltica, indirizzando rapidamente il paziente verso altre indagini.
Prof. Roberto Grassi, 10 Gennaio 2022
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